ROCCA DEI CACCIA

Il paese di Castellazzo Novarese sorse verso la fine del Medioevo attorno ad una vecchia fortificazione abbandonata.

Da quella costruzione in rovina (il castlasc) prese il nome, mentre nei secoli precedenti il nome del luogo era stato legato alla famiglia dei Da Camodeia, potente nella zona tra il Duecento e il Trecento, che aveva edificato il castello. Camodeia era la infatti l’antica denominazione del centro abitato, sviluppatosi attorno alla chiesa di Santa Maria, esistente fino dall’anno 962, situata a poco distante all’attuale castello “in locus Camodeia“, in direzione sud-ovest.

 

Successivamente il castello passò in mano a diversi signori: agli Scazzoso di Biandrate, agli Asigliano e ai Tizzoni di Desana.

 

Nel 1667 il feudo, ossia la fortificazione con le proprietà terriere annesse, fu acquistato dalla famiglia dei Caccia da Mandello.

I Caccia la ristrutturarono profondamente il complesso fortificato, innalzandovi nell’angolo sud-ovest una rocca. Presumibilmente allo stesso periodo risale l’apposizione dello stemma nobiliare al centro della facciata meridionale, verso la strada, recante il blasone delle famiglie Caccia e Savoia. 

Terminato il suo scopo difensivo, il castello fu ampliato nei periodi successivi e dotato di comodità, dotandosi verso est di altri edifici di epoca rinascimentale e barocca, tra i quali la chiesa privata. Fra questi edifici si nota anche un palazzotto quattrocentesco denominato “Vescovado”, che nel Seicento fu trasformato in una aristocratica residenza di campagna.

Nel Novecento, soprattutto negli anni della ripresa dopo il secondo conflitto mondiale, parte del complesso venne abitato dagli operai e dalle mondine impegnati nel lavoro dei campi, con alcune famiglie che vi avevano abitazione.
Alcuni saloni furono utilizzati come luogo di feste e di ritrovo, oltre alle corti interne.
Locali del castello furono sede di attività artigianali fino agli ’80 del XX secolo.

Oggi ciò che rimane del castello è un complesso di edifici costruiti e modificati in epoche successive con scopi diversi.

Ad ovest mostra un poderoso muraglione trecentesco, coronato da eleganti merlature e da fregi in cotto; ai piedi della muraglia, sulla quale sono visibili le feritoie di un ponte levatoio pedonale, scorre ancora oggi parte del fossato difensivo.

Al centro del lato meridionale, affacciata sulla strada principale del paese, si innalza la rocca fatta innalzare dei Caccia, con struttura quadrilatera, coronata da merlature con camminamenti e caditoie sottostanti, munita di torri verso est. Sotto le caditoie si notano sette grandi aperture circolari (quattro sulla facciata meridionale e tre sulla facciata orientale) attraverso le quali era possibile sparare sui nemici o far cadere su di essi pietre e altri materiali di disturbo. Tra i merli e le caditoie, invece, è collocata una ulteriore serie di piccoli fori circolari: erano con ogni probabilità destinati agli archibugi.

Alla base della torre del lato est sono ancora visibili le feritoie entro le quali scorrevano le travi mobili (bolzoni) atte a sostenere i ponti levatoi per l’ingresso carraio e per la postierla pedonale, oggi entrambi murati.

Vicino alla torre principale d’ingresso vi è una scala in muratura del XVI secolo con voltine a crociera, qualche volta cinquecentesca, alcune lunette ed in un locale al pianterreno, un affresco di scuola gaudenziana raffigurante una Crocifissione.